mercoledì, febbraio 11, 2015

Cima Lago Nero

Dopo la corsa sulle piste di ieri avevo una gran voglia di vero scialpinismo: risalire il Palon è poco meglio che fare fondo e non ha niente a che vedere con lo scialpinismo, ne imita solo il movimento ma tutto il resto manca. I notiziari delle valanghe sono dei bollettini di guerra: anche ieri in val Passiria due super esperti sono stati travolti nella loro valle: uno è morto. Qui da noi la situazione è triste: il vento ha fatto disastri e l'ultima sciata sull'Hoabonti è uno stimolo a tirar fuori la bici.
Accetto la proposta della Ruth. Stefano è dubbioso ma alla fine non resiste alla bella giornata e alla prospettiva di una cima mai fatta. Fa un pò di impressione fare una gita consigliata dal libro pubblicato dal morto del giorno prima a Stulles: ci promettiamo di rinunciare alla prima sensazione di rischio e partiamo. In salita, a san Leonardo ci ferma un signore per chiederci se possiamo consegnare per lui la posta al negozio di alimentari di Moso. E' incredibile la fiducia nel prossimo che c'è in queste valli ..... Provo ad immaginare quale esito potrebbe avere una richiesta simile in città dove si sente dire che anche i postini, per risparmiarsi la fatica, ogni tanto buttano la posta.
Anche qui il vento ha sconvolto la poca neve: lasciamo la macchina dove il passo del Rombo è chiuso per l'inverno e partiamo su una lingua di ghiaccio su una stradina che ci permetterà di scendere fino in fondo sci ai piedi. La neve è poca e brutta ma la giornata è fantastica. Dopo la malga ci sono dei brevi pendii intervallati da lunghe piane che fanno pensare a lunghe spinte al ritorno ma va bene così: nessun pericolo e ambiente stupendo. Il primo canale che potrebbe essere pericoloso ha già scaricato. Un'altra piana lunghissima e vediamo lontanissima la cima: un solo tratto appare delicato. Quando lo raggiungo, però, mi sento rassicurato da km di traccia senza mai sentire rumori di assestamento e salgo abbastanza tranquillo. Abbiamo qualche dubbio sulla cima giusta e puntiamo ad una cresta di roccia bianca che emerge dalle rocce scure: mi sembra la più bella e, poi, scoprirò che era anche il nostro obiettivo. In discesa una bella (rispetto all'Hoabonti) sciata su neve portante a fatto si che Ruth non avesse nessuna difficoltà a convincermi ad una ripellata per andare a vedere una forcella che permette di scendere a Monteneve. Altra bella sciata per raggiungere Stefano che ci aspettati al sole (lui non è ingordo come noi) e poi scivoliamo assieme a valle: le piane che mi erano sembrate lunghissime in salita non sono state così terribili e anche la stradina crostata si è rivelata sciabile fino alla macchina. Una gita che io avrei definito stupenda ma che Ruth, forse più equilibrata, giudica in modo più tiepido. La voglia di andare si fa sempre più potente!







 Cima del Principe
 La valle verso il Monte Agnello di dentro





  Il Capro


 Il tratto a rischio a destra della cima rocciosa.


 La Wildspitze col tele








 Monteneve

 Il Tribulaun col tele
 Olperer
 Gran Pilastro

Crestina finale







Cima Libera





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